Si tratta di un disturbo causato dall’esposizione solare “accumulata” nel corso degli anni. Bisogna rivolgersi subito a un dermatologo perché 1 lesione su 10 può evolvere in un tumore della pelle
Dietro a una macchia in rilievo, un po’ grinzosa e ruvida al tatto, può nascondersi la cheratosi attinica. Si tratta di una patologia cutanea benigna che però, nel 10% dei casi, può evolvere in una forma di tumore, cioè il carcinoma squamocellulare.
QUALI SONO LE CAUSE?
Stando alle ultime stime in Italia interessa il 20% delle persone tra i 50 e i 60 anni e il 40% degli over 70. Questa malattia è causata dall’effetto cumulativo dell’esposizione solare nel corso degli anni. «I raggi ultravioletti, infatti, penetrano nella pelle e raggiungono anche gli strati più profondi dell’epidermide, provocando un danno al DNA cellulare. In seguito a questo danno si ha un’alterazione dei meccanismi che regolano la proliferazione dei cheratinociti, ossia delle cellule più abbondanti dell’epidermide. Questa proliferazione incontrollata forma anche un accumulo superficiale, visibile e tangibile, che caratterizza proprio la cheratosi attinica».
CHERATOSI ATTINICA: I SOGGETTI PIÙ COLPITI
Poiché è indotto da una fotoesposizione cronica, questo disturbo cutaneo interessa soprattutto la popolazione anziana. Questo anche se a causa di imprudenze condotte in età pediatrica e adolescenziale. Si iniziano a riscontrare casi anche negli under 50 e nei giovani di 20-30 anni. Compare principalmente sulle zone del corpo che sono più frequentemente sottoposte alla luce del sole, come il viso, le orecchie, il cuoio capelluto, il dorso delle mani e gli avambracci. «La cheratosi attinica può colpire chiunque, certo, ma è sicuramente più comune negli individui con fototipo 1-2. Sono persone con pelle molto chiara, che si abbronza poco e si “scotta” subito, capelli biondi o rossi e occhi azzurri o verdi». «Inoltre, gli individui più a rischio sono anche quelli che
- hanno sempre trascurato di proteggere la pelle con un filtro solare adeguato, godendosi comunque svariate tintarelle,
- coloro che svolgono la propria attività sotto al sole, come i contadini, i pescatori, i manovali,
- chi pratica molto sport all’aperto,
- chi trascorre molte ore alla guida con il finestrino abbassato,
- quelli che amano fare lunghi viaggi nei luoghi particolarmente assolati come i Tropici».
PAROLA D’ORDINE: PREVENZIONE
Il modo migliore per prevenire la cheratosi, dunque, è quello di proteggersi adeguatamente dal sole. Ciò deve essere fatto già a partire dall’età pediatrica. Questa patologia non è espressione della fotoesposizione degli ultimi due-tre anni ma del danno cumulativo di un’intera vita. I bambini di età inferiore ai sei mesi non dovrebbero mai essere esposti ai raggi diretti del sole. In generale fino ai primi anni di vita bisognerebbe prestare massima attenzione, utilizzando fattori di protezione superiori a 50, cappellini, occhiali da sole e magliette a maniche lunghe ed evitando di uscire di casa nelle ore più calde e assolate della giornata, cioè tra le 11 e le 16.
GRANDE ATTENZIONE ANCHE PER GLI ADULTI
Anche gli adulti devono osservare precise regole di prevenzione, come l’impiego di filtri solari adatti al proprio fototipo, che siano in grado di proteggere contro entrambi i raggi ultravioletti, UVA e UVB. Le creme solari, tuttavia, vengono diluite dal sudore e dalle immersioni in acqua. È quindi necessario ripetere l’applicazione ogni due ore e dopo ogni bagno in mare o in piscina. Il consiglio generale è quello di esporsi al sole con gradualità, per dare al corpo il tempo di produrre la quantità necessaria di melanina, la sostanza che protegge “dall’interno” la pelle dai raggi. Infine, meglio lasciar perdere le lampade artificiali. A lungo andare possono causare gli stessi danni cutanei del sole. Evitare di spruzzare profumi o deodoranti sulla cute poco prima della tintarella perché le sostanze in essi contenuti sensibilizzano la cute, rendendola più soggetta alle scottature.
CHERATOSI ATTINICA: COME SI PRESENTANO LE MACCHIE
Nella fase iniziale, le macchie della cheratosi attinica possono non essere facilmente riconoscibili. Spesso, infatti, le lesioni sono così piccole che l’occhio non è ancora in grado di scorgerle. In questi casi ci si accorge di avere un ispessimento della pelle solo perché ci si passa sopra le dita del tutto casualmente, magari mentre ci si lava, ci si fa uno shampoo o ci si spalma una crema. Nella fattispecie si ha come l’impressione di toccare una superficie circoscritta ruvida e increspata.
MALATTIA A LENTA PROGRESSIONE
La malattia ha uno sviluppo molto lento, quindi è possibile che per alcuni anni le macchie rimangano quasi del tutto invariate. «Quando invece diventano evidenti si manifestano sotto forma di placchette squamo-crostose dure, in genere con una tendenza all’arrossamento e sempre poste in rilievo rispetto alla cute circostante. Queste lesioni, che possono comparire singolarmente o essere multiple, nella maggior parte dei casi sono asintomatiche. Talvolta però possono essere accompagnate anche da prurito, bruciore, dolore o sanguinamento».
LA CHERATOSI ATTINICA PUÒ EVOLVERE IN TUMORE?
Il problema fondamentale non è tanto la lesione stessa, che può essere sì antiestetica ma altrettanto facile da eliminare, quanto piuttosto la possibilità che assuma una natura maligna. «Ciò non avviene invariabilmente, ma solo nel 10% dei casi». «Il fatto è che non si può sapere a priori quale placchetta evolverà in un tumore squamocellulare, che è il secondo cancro cutaneo più diffuso al mondo. Quindi tutte le cheratosi attiniche che si riscontrano devono essere oggetto di attenzione e di trattamento». Per questo motivo è importantissimo rivolgersi al dermatologo non appena ci si accorge di una lesione cutanea sospetta e dall’origine non nota. Con un’attenta valutazione clinica, infatti, lo specialista è in grado di riconoscere questa malattia, distinguerla da altre patologie della pelle e impostare la terapia più consona.
CURARE LE FORME INIZIALI
La ricerca si è interessata molto a questa patologia per lo sviluppo di nuove soluzioni terapeutiche. Attualmente abbiamo a disposizione numerose possibilità di trattamento. Nelle forme iniziali di cheratosi, cioè quando le lesioni sono di piccole dimensioni e di spessore ridotto, lo specialista opta per prodotti topici da applicare localmente.
CHERATOSI ATTINICA: CURARE LE FORME AVANZATE
Se questi presidi non dovessero dare l’esito sperato o la cheratosi attinica fosse già in uno stadio piuttosto avanzato, è necessario ricorrere a trattamenti ambulatoriali che consentono di distruggere in toto la lesione. Sicuramente la tecnica più innovativa è costituita dalla terapia fotodinamica. Consiste nell’applicazione di un farmaco in crema fotosensibilizzante, l’acido 5-aminolevulinico, sulla zona affetta dal disturbo. Dopo aver atteso che il prodotto penetri nella cheratosi, il paziente viene esposto a una luce intensa di una lampada che è in grado di attivare il medicinale presente nella pomata e distruggere selettivamente le cellule anomale. Per rimuovere interamente una o più placche crostose è possibile che siano necessarie due o tre sedute».
LASERTERAPIA
Tra i vari trattamenti, nel Pulsinelli Medical Center la laserterapia risulta essere il metodo più valido, veloce e dai risultati migliori. Il laser non lascia cicatrici o segni visibili sulla pelle: un raggio colpisce l’area di interesse, eliminando soltanto le cellule con le papule.
L’impiego di particolari fasci di luce (laser ad anidride carbonica, laser alessandrite o laser Erbium:YAG), provoca una vaporizzazione delle cellule in eccesso ed elimina le conseguenti placche. Anche dopo questa procedura, eseguita a volte in più sedute, sulla zona interessata si forma una piccola crosticina arrossata che, nei giorni successivi, cade da sola e viene sostituita con pelle rinnovata.
IL CURETTAGE CHIRURGICO
Infine si può optare per il curettage chirurgico. Dopo aver praticato l’anestesia locale, lo specialista procede con la rimozione meccanica della cheratosi, servendosi di uno strumento simile a un cucchiaino, ma con il bordo tagliente. In questo modo il medico ha anche la possibilità di far analizzare istologicamente la lesione per chiarirne le caratteristiche e valutare la presenza o meno di un carcinoma.